30 agosto 1925 – 04 giugno 1946

18 novembre 1930 – 28 gennaio 2017

Luigi

Luigi nasce in una famiglia composta dal papà Lorenzo e la mamma Maria.
Ha due fratelli maschi e una sorella molto affettuosa che gli sarà sempre vicino anche nei momenti più difficili.
Purtroppo le ristrettezze economiche costringono i suoi genitori a cercare lavoro all’estero e in particolare in Francia. E proprio in quel periodo nasce Giuseppe detto “giuseppin” un figlio tanto voluto ma che per un destino crudele segnerà per sempre la vita di tutta la famiglia,
Passano gli anni e la famiglia ritorna a San Giorgio di Valpolicella. Il nonno Lorenzo trova lavoro e nonostante la salute non proprio cagionevole riesce a sfamare tutta la famiglia. La nonna Maria donna magrolina ma energica si fa in quattro per aiutare il marito nel bilancio famigliare, percorre chilometri a piedi per portare il pane ai “siori” che abitano a Ponton di Domegliara e in altri paesi vicini.
Passano gli anni e arriviamo al 1946. E’ il 2 giugno 1946 e gli italiani sono chiamati a decidere quale forma di governo dare al paese: monarchia o repubblica.
La domenica sera, nell’aria del piccolo borgo serpeggia già l’esito del referendum e alcuni ragazzi entusiasti della possibile vittoria per la repubblica siedono festeggiando con un bel bicchiere di vino in mano sulle scale di una abitazione vicino al “capitel”.
Anche Giuseppin festeggia con le ragazze e gli amici trascorrendo in allegria una serata che sarà purtroppo l’ultima della sua giovane vita.
Il periodo post-bellico costituiva un’occasione di lavoro per molti giovani e Verona come le altre città italiane era stata colpita dai bombardamenti degli alleati e dalle vendette dei tedeschi in fuga.

il Ponte distrutto fra la notte del 24 e 25 aprile


Giuseppe lavorava come operaio per una ditta di Torino che aveva in appalto la ricostruzione del ponte “nuovo” fatto saltare in aria il 25 aprile del 1945 dai tedeschi in fuga.
Il giorno dopo Giuseppe non doveva essere al lavoro in quanto un suo “capo” di Sant’Ambrogio non lo aveva chiamato e quindi pensava di trascorrere un giorno con i genitori.
Purtroppo invece lo chiamarono e gli dissero che un altro operaio non poteva recarsi a Verona per continuare il lavoro dietro ai pilastri del ponte Nuovo e quindi toccava a lui andare a quello che sarebbe stato l’ultimo appuntamento con la vita.
La mattina del 4 giugno partì a piedi dalla sua casa di via Garibaldi per raggiungere Sant’Ambrogio dove lo avrebbe atteso il suo capo per portarlo al lavoro. Mentre camminava in mezzo al sentiero si fermò a salutare un certo “Mattio” il quale gli chiese semplicemente:

dove veto Giuseppin de corsa?” e lui rispose con una frase che risuonò come un monito, un preludio di qualcosa di macabro ma di verità: vao al laoro ma penso che no tornerò pì….

30 agosto 1925 – 04 giugno 1946

infatti quello fu proprio il destino crudele a cui andava incontro.
Raggiunto la riva dell’Adige che in quel periodo era in piena, con altri compagni di lavoro salì sul barcone per raggiungere i pilastri del ponte che erano circondati da alberi e altri detriti portati dalla corrente molto forte .
Per un tragico destino il barcone forse colpito da un tronco si ribaltò e tutti caddero in acqua. Alcuni riuscirono a raggiungere la riva aggrappandosi a dei tronchi, ma lui non sapendo nuotare e forse tramortito da un legno, fini sotto acqua e non lo rivedero piu.
Con lui scomparve anche un altro compagno di lavoro.
In paese la notizia arrivò e mise in ansia tutta la piccola comunità. La nonna Maria come qualsiasi madre andò in panico e tutti gli abitanti si strinsero con loro pregando in un miracolo.
Solo dopo un mese nei pressi della chiusa di San Giovanni trovarono il corpo del povero zio e cosi i nonni poterono piangerlo e riportarlo a casa.

il giorno del suo 80° compleanno


La nonna era una donna energica e forte di carattere, ebbe il coraggio di andare a riconoscere il proprio figlio, mentre il nonno Lorenzo rimase col ricordo più bello del figlio.
La comunità di San Giorgio in quel periodo divisa da lotte politiche accese, da scontri verbali quasi fisici, si uni in quel frangente al dolore dei nonni.

articolo dedicato ai nonni Lorenzo e Maria


La vita continuò e il ricordo del figlio perduto rimase sempre nella piccola e semplice cucina della nonna: un lumino rosso rimase sempre acceso sopra il mobile della cucina in ricordo del figlio.
Ogni sera con la preghiera dell’Eterno riposo salutava il suo “Giuseppin”

ricordo del tragico evento grazie alla testimonianza della zia Teresa

i giornali dell’epoca sull’evento


il nuovo ponte fu inaugurato il 16 ottobre 1946

correzione testo del terzo articolo: il cognome corretto è Chiereghini e non come riportato.

Il nonno Lorenzo non se la sentì di riconoscere il figlio e solo la nonna con Luigi ebbero la pietosa forza di vedere per l’ultima volta Giuseppe.

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