Luoghi e Percorsi

…..arrivando da Sant’Ambrogio di Valpolicella

San Giorgio di Valpolicella è detto anche Ingannapoltron, perchè il paese visto dal basso, sembra essere lì a portata di mano, raggiungibile in pochi minuti. La strada comunale che collega il

capoluogo di Sant’Ambrogio con il nostro paese, inizia subito con una ripida salita, e volgendo lo sguardo in alto, il turista è quasi convinto di essere ad un passo dalla meta. Invece man mano che prosegue camminando si accorge che la strada sembra allungarsi e ha la sensazione di non arrivare mai.
In effetti il percorso presenta curve e doppie curve, e solo dopo più di 3 km. si arriva alla meta.

…..ci troviamo proprio sotto all’inizio del paese

Appena arrivati sotto il Paese, non si può non ammirare il panorama stupendo che il luogo offre. Il Lago di Garda è ben visibile, e se la giornata offre una buona visibilità, una fotografia al panorama è d’obbligo…
In prossimità di questo luogo sono stati realizzati dei lavori per pemettere ai turisti di raggiungere il centro del borgo. Una scalinata panoramica lastricata in marmo conduce nei pressi della piazza principale.

Da ricordare che oltre a questo nuovo parcheggio ci sono altri due luoghi adibiti per le auto, il primo sopra via Panoramica e il secondo nei pressi del cimitero.
Questa opera appena realizzata è di immensa bellezza, visto che costeggia il lato della montagna, mettendo in chiaro la parete di roccia viva originaria, che una volta era nascosta dalla vegetazione. Le case che stanno in alto osservandole dal basso, danno un’immagine veramente spettacolare.

…..iniziamo a salire per “via di sotto”

Proseguendo dal parcheggio, la strada in salita percorre l’interno del Paese, offrendo ancora un Panorama stupendo. Camminando dalla via che conduce al centro, si possono notare le case costruite prevalentemente con la pietra locale.

…..ci siamo

Appenda arrivati al centro, lo sguardo và subito al Campanile che con la sua mole domina incontrastato la Pieve Romanica sottostante. La via principale ancora asfaltata sarà probabilmente rifatta e piastrellata in modo da rendere più caratteristico ed omogeneo il centro, considerando che tutte le abitazioni che circondano il luogo compresa l’importante Pieve, sono interamente di pietra locale.
A lato della Chiesa troviamo il Chiostro e la Collegiata, che durante il periodo invernale viene usata come Chiesa.
La Canonica abitazione del Parroco prosegue e termina prima dell’ex Asilo del paese, dove da pochi anni è stato adibito un ulteriore parcheggio.
Sotto la Canonica molti anni fà c’era il vecchio Asilo, poi trasformato in Museo della Pieve e lì rimastoci fino alla definitiva sistemazione nei locali adiacenti alla chiesa, una volta abitati dal “Campanaro”.

…..visitiamo il “Museo della Pieve”

L’origine del Museo risale a più di vent’anni fa, quando un Sacerdote appassionato e studioso della storia antica e delle tradizioni del luogo, iniziò da autodidatta a fare dei saggi archeologici nei dintorni del paese, e in particolare in località “Castello”. In questo luogo affiorarono reperti di varie origini e datazioni. Questo scavo eseguito in maniera artigianale, fu temporaneamente sospeso per poi essere ripreso più tardi dalle autorità competenti. Vennero alla luce molti oggetti di diversa fattura, e di notevole interesse, oltre alla scoperta del basamento dell’antica Torre che faceva un tutt’uno con il famoso “Castello” roccaforte contro le invasioni Barbariche.
Don Antonio Tosi, un prete energico, appassionato di archeologia, conoscitore di ogni centimetro del territorio, e nello stesso tempo iniziatore di molte attività che attiravano i bambini del paese, dalla raccolta della carta, alla raccolta del miele che lui stesso produceva, rimase però sempre una figura un po’ discussa.
Il primo museo fu inaugurato nel vecchio Asilo del paese, e si divideva in tre sale, differenti per la tipologia degli oggetti e rappresentanti momenti di storia diversi uno dall’altro.
Interessante era l’ultima sala, ricostruzione perfetta di una tipica cucina della fine ‘800, con un grande camino, una tavola in marmo rosso locale, oggetti vari appesi al muro, un filatoio per la lana e molti altri attrezzi usati dagli abitanti del tempo.
Il museo rimase in queste stanze per parecchio tempo, fino a quando grazie al contributo di enti locali, fù inaugurato il nuovo, utilizzando dei locali attigui alla chiesa.

…..di lato alla Pieve

A lato della Pieve Romanica troviamo una piazzetta pavimentata con lastre di marmo locali, rifatta alcuni anni fa.
Durante i lavori di scavo rivolti a rifare la superficie della piazzetta, sono emersi numerosi reperti archeologici, e questo è stato oggetto di studio da parte degli esperti. Sono state trovate fosse comuni e tombe singole destinate probabilmente a persone più importanti. Resti di abitazioni e camminamenti formavano un vario complesso che interessava tutta la piazzetta fino alle fondamenta del campanile. Il tutto fotografato e catalogato dagli archeologi prima delle definitiva copertura con le lastre di marmo.

Prima del rifacimento, la piazzetta era attorniata da delle piante che alla base avevano scritte riportanti i nomi dei Caduti della Grande Guerra.
Un grande monumento in pietra fatto a forma di Croce riportava l’elenco di tutti i caduti in guerra, ed ogni anno nel giorno del IV novembre, anniversario della fine della stessa, una solenne cerimonia veniva celebrata dal parroco con tutta la comunità di San Giorgio. Per noi bambini era emozionante il momento in cui un Signore anziano del paese, tenendo la bandiera italiana in mano, rispondeva “Presente ! ” alla domanda del parroco che leggeva il nome del caduto inciso sulla Croce.
Questo monumento è ancora visibile, e situato nel giardinetto del parroco a pochi metri dalla piazzetta.
Al suo posto, dopo la risistemazione della piazzetta, è stato ricostruito un monumento di origine romana, utilizzando i “sassi” che per decenni si trovavano a lato del campanile, e che solo per puro caso, avendo forme particolari e geometricamente coincidenti, hanno formulato l’ipotesi agli studiosi, che potessero essere i resti di un antico monumento. Con l’ausilio delle moderne tecniche, prima di effettuare lo spostamento di questi enormi massi, che avrebbero richiesto l’intervento di grosse gru, è stato ricavato un disegno rappresentante una specie di puzzle da dove scaturiva l’esatta posizione di tutti i pezzi, consentendone la realizzazione pratica.

 

Dalla piazza principale adibita a parcheggio, il panorama volge al Lago di Garda che come da altri punti del paese offre una visuale stupenda sia di giorno che alla sera. Da questo punto, osservando la montagna al di là della valle sottostante, si notano le vecchie e abbandonate cave di marmo, dove una trentina di anni fa si estraeva il famoso marmo locale.

…..saliamo per “via della Torre”

Proseguendo in salita, per Via della Torre, ci si avvia verso la parte alta del Paese, in direzione del “camposanto”, sede un tempo di una fortificazione costruita per proteggere il luogo dalle invasioni barbariche, e dotata di un’alta “torre” posta a guardia della vallata.
Proprio in questo sito, furono eseguiti degli scavi, che portarono alla luce interessanti reperti archeologici. Successivamente, lo scavo fù riaperto e si arrivò fino alla base della Torre, determinando così l’ipotetica altezza originaria.
Dopo aver catalogato e fatto i rilievi topografici, gli archeologi terminarono il loro lavoro, e un paio di anni fa l’amministrazione comunale adibì la zona a parcheggio pubblico.
Dalla strada comunale, proseguendo sempre in salita ci si avvia verso il paese di Mazzurega.

…..alla Fontana Vecia

Un piccolo incrocio nei pressi del nuovo Acquedotto passando per un pezzo di strada chiamato circonvallazione, conduce in discesa alla “Fontana Vecia”, luogo molto suggestivo per tutti gli abitanti.
Questa costruzione tutta in pietra locale, ha subito una ricostruzione diversi anni fa, visto che si trovava in decadimento.
Questo luogo un tempo era molto frequentato dalle donne del paese, che lo raggiungevano usando la “zerla”, un legno ricurvo con due “rampini” di ferro ai lati, avente il compito di tener appeso le ceste della biancheria da lavare.
L’acqua corrente, molto fredda ma pulita rappresentava anche una fonte di approvvigionamento per gli abitanti stessi. Io ricordo che da bambino mio padre mi mandava con la bottiglia a prendere l’acqua fresca per poi aggiungere la “frizzina” e trasformare l’acqua raccolta in acqua frizzante.
Non molto distante dal luogo descritto scopra, troviamo un monumento in pietra posto a ricordo di una disgrazia occorsa nell’anno 1927.

Delle foto incassate nel marmo ricordano le vittime di questa tragedia. Si trattava di operai che ritornavano dal lavoro, con il loro carico pesante di marmo. Una manovra errata in curva, con la strada in terra battuta e il carro dell’epoca con le ruote in legno, la causa forse del deragliamento nel fosso sottostante.
La notizia dell’incidente fu riportata sui giornali locali, e il piccolo paese visse un momento molto drammatico, considerando anche che molte donne si ritrovarono vedove e con notevoli problemi di sostentamento, dovute dalla morte del loro marito.

…..verso località “Caransan”

Da questo luogo parte un sentiero naturale, che passando attraverso il bosco raggiunge la località Caransan, da qualcuno chiamata anche “dalla Gilda” nome dell’ultima abitante vissuta in una grande casa contadina che durante un incendio provocato da un fulmine andò parzialmente distrutta.
Molti anni fa in questa località, convivevano molte famiglie. L’agricoltura e il pascolo provvedevano al sostentamento dei suoi abitanti. Le cave di marmo nel luogo fruttavano il marmo rosso e bianco molto conosciuto in tutto il Mondo, e davano materia prima a tutti i “laboratori di marmo” che nel frattempo erano sorti nel paese di Sant’Ambrogio, creando altresì occupazione nella popolazione. Unico piccolo neo, fu lo spostamento della manovalanza dai campi e quindi dallo sfruttamento dell’agricoltura verso i più sicuri e redditizi stabilimenti marmiferi.
Non solo cave di marmo a cielo aperto, ma anche cave sotterranee da dove si ricavava il famoso lastame, utilizzato per la pavimentazione delle case, delle chiese, dei tetti, e altre molteplici applicazioni.
All’estate questa zona è molto frequentata da persone che la percorrono a piedi o in bicicletta, fermandosi per godere sia il panorama verso la Val d’Adige, che per godere un bel fresco sotto le piante secolari che vi si ritrovano.

…..risaliamo per la località “Monte Solane”

Andando verso nord si raggiunge la località di Solane, molto conosciuta per la sua Croce Illuminata, quella che si nota alla sera stando giù in pianura e che si vede in alto sul monte.
Vicino alla Croce in ferro troviamo il Santuario di Solane con la chiesetta, luogo di culto molto conosciuto e frequentato, e meta anche di molti giovani provenienti da tutta Italia nel periodo estivo, grazie alla presenza di una nuova struttura accogliente, utilizzata sia dai Sacerdoti della diocesi di Verona che da gruppi di preghiera.
Ritornando in località caransan, si può scendere per raggiungere un’altra località molto conosciuta e frequentata dagli abitanti di San Giorgio e non solo : Cà de la Pela.

…..scendiamo alla “Cà de la Pela”

Scendendo dal sentiero per raggiungere questa nuova località, si possono ammirare le cave di marmo a cielo aperto, abbandonate da molti anni e ora rimaste a testimonianza di quella che fu la principale occupazione per molti nostri nonni.
Molti attrezzi usati dai cavatori sono stati asportati o tolti dai proprietari, come funi in ferro, argani, vecchi “casotti” utilizzati come rifugio in caso di pioggia, deposito attrezzi o mensa.

Nel 2023 la storica trattoria Cà de la Pela ha chiuso definitivamente l’attività di ristorazione in attesa di una nuova ristrutturazione.