La fava o come viene chiamata in dialetto del luogo “Faa” è un legume conosciuto fin dall’antichità, e già nel VI sec. a.C. Pitagora lo addiceva come una pianta magica, che all’interno si celava il seme dell’immortalità e l’anima del defunto.
Anche gli antichi Egizi credevano nell’immortalità dell’anima, e alla morte del Faraone il cerimoniale prevedeva che nella camera mortuaria oltre agli oggetti personali, fossero deposti anche dei cibi che sarebbero serviti per il lungo viaggio.
Le origini della Festa delle Fae vanno sicuramente lontane nel tempo. Un rito pagano probabilmente tramandato nel corso dei secoli ed arrivato sino ai giorni nostri.
Dal 1500 fino al 1948 si hanno tracce certe di questa festa, che poi viene interrotta, e fino al 1973, anno in cui la nascente Pro Loco locale si incarica di riabilitare l’evento, rispecchiando la vecchia tradizione, compresa la ricetta del famoso “minestrone delle Fae'” risultato di una cottura delle fave con varie verdure ed olio di oliva.

Un dipinto riproduce la distribuzione di questo minestrone che avveniva davanti all’abitazione di Domenico dalla Rosa, custode tra l’altro della ricetta originaria. Questa immagine è diventata il simbolo della festa stessa. Si possono notare gli abitanti del paese che circondano la “Piera delle Fae” e con una pentola aspettano di ricevere la loro razione di minestrone.

La “Piera” è sempre la stessa, ed eguale è il sistema di distribuzione. La gente del paese viene invitata alla solenne cerimonia che si celebra nella Pieve alla domenica mattina. Durante la S.Messa viene benedetto il pane, che poi sarà distribuito ai fedeli nell’uscita dalla chiesa.

A mezzogiorno in punto, alcuni abitanti di San Giorgio, vestiti con costumi tradizionali portano il “Pentolone delle Fae” dal luogo della cottura alla piazzetta di lato alla Pieve, per posizionarlo sopra alla famosa pietra.
Durante il percorso un gruppo di musicisti vestiti pure loro con abiti tradizionali, precedono il cammino del “pentolone” verso la piazzetta della Pieve.
Un abitante del luogo leggendo su un grande tabellone, chiamerà ad alta voce i nomi dei capofamiglia e il numero dei componenti il nucleo famigliare, determinando così il numero delle razioni che verranno prese.

La presa del minestrone viene fatta generalmente usando delle pentole in terracotta, anche se nulla vieta di portare qualsiasi contenitore. Per questo motivo, l’ass. Pro Loco, aveva negli anni scorsi fatto dipingere delle pentole in terracotta, e di varie dimensioni, con il simbolo della festa stessa.
A quel punto gli abitanti raggiungono le loro abitazioni per consumare il ricco minestrone ricevuto, assieme al pane benedetto.
La festa continua, e tutti gli ospiti ed i turisti presenti possono assaggiare loro stessi il minestrone, assieme alle castagne “caldarroste” , ed alle sponghè, una specie di dolce. Da cornice non mancano i vini locali, il vin-brulè ed infine il vino più conosciuto e famoso del luogo : il recioto.

Sempre nel pomeriggio della domenica, mentre la festa continua con la degustazione di quanto sopra descritto, sulla via davanti alla Pieve, dei gruppi folcloristici provenienti da altre località, si eseguono in danze e canti strettamente tradizionali, accompagnati dalla musica di un locale gruppo che esegue brani particolarmente suggestivi.
L’amministrazione Comunale , in collaborazione con l’ass. Pro Loco predispone ogni anno in occasione di questa manifestazione un servizio di bus-navetta, consentendo ai turisti provenienti da altri paesi, di usufruire di un servizio di trasporto dal capoluogo di Sant’Ambrogio sino al luogo della festa.
Di contorno a questa giornata di festa, vengono organizzati altri eventi, come esposizioni di sculture, mostre fotografiche o di pittura. Nella Pieve Romanica, generalmente la sera prima della festa, si tengono concerti sempre di musica tradizionale o comunque in tema con lo spirito della manifestazione in corso.
Ogni anno l’ass. Pro Loco di San Giorgio aggiunge nuove iniziative da inserire nel calendario della Festa delle Fae’. Anche l’allestimento dei “chioschi” è curata nei particolari e rispettando uno stile tradizionale tralasciando quello moderno, per far apparire nell’insieme, al “paesano” e al turista, un sapore caratteristico simbolo di un’altra epoca.