I Longobardi (568)

Il nostro paese solo dopo 15 anni dalla conquista bizantina fu sconvolto dall’invasione longobarda.
I longobardi erano una popolazione germanica tra le più primitive, stanziata dal principio del VI secolo ai confini con la Pannonia (Ungheria). Dopo l’0ccupazione della Pannonia ai tempi del re Alboino, decisero di scendere in Italia (568).

i Longobardi in Italia


Circa 250.000 tra guerrieri, donne e bambini, scesero nella nostra penisola trovando un facile terreno di conquista, perche i bizantini, malvisti dalla popolazione e molto inferiori di numero, si rinchiusero in Ravenna e nelle altre città fortificate, e non opposero quasi nessuna resistenza.
La prima città che occuparono fu Cividale, nel Friuli, poi Aquileia e gli altri centri del Veneto e della Lombardia; e infine, dopo tre anni di resistenza, Pavia, che divenne la capitale del regno longobardo.
Conquistata l’Italia settentrionale, l’Emilia e la Toscana, i Longobardi costituirono poi il ducato di Spoleto nell’Italia centrale e, più a sud, il ducato di Benevento.
L’invasione longobarda, che avvenne contro l’autorità imperiale, ebbe carattere di particolare ferocia, con incendi e devastazioni; anche l’occupazione assunse forme di estrema violenza (confische, espropiazioni, asservimenti, uccisioni, ecc.).
Col Regno Longobardo, la nostra penisola si ritrovò spezzata in due, in quanto l’occupazione avvenne non in tutta la penisola, ma solo in parte, determinando così un evento politico molto importante e rilevante.

i territori intorno a Ravenna e cioè l’Esarcato: Ravenna
Bologna
Ferrara
Pentàpoli: Rimini
Ancona
Pesaro
Fano
Senigallia
La Laguna Veneta e l’Istria
La Liguria fino al tempo di Rotari
Il ducato di Perugia
La regione Romana
Tutto il Meridione con le Isole rimasero ai Bizantini con capitale Ravenna.

l’Italia Settentrionale:
Veneto
Lombardia
Piemonte
l’Emilia (esclusi l’Esarcato e Pentàpoli)

la Toscana

i ducati di Spoleto e Benevento
diventarono possesso dei Longobardi con capitale Pavia.

L’invasione longobarda ebbe conseguenze rivoluzionarie anche nell’ordinamento politico-amministrativo, che venne distrutto e riformato su nuove basi.
Ricordiamo che le strutture sociali furono ancora quelle germaniche primitive (arimanni, aldi e schiavi; guidrigildo e ordalia; religione ariana, ecc.) e che gli italiani rimasero esclusi dal governo e dai diritti politici.
A capo dello stato longobardo, diviso in tanti ducati, stava il re – eletto dai nobili – ma, sotto di lui, i duchi godevano della più ampia autonomia, anche se formalmente il loro potere era limitato dalla presenza di un rappresentante regio (gastaldo).
Questo frazionamento e la costante tendenza dei duchi ad insidiare l’autorità regia e rendersi di fatto indipendenti, costituirono la debolezza politica dello stato longobardo.
All’instabilità della vita politica corrisponde una situazione economica inerte e deficitaria, con un’agricoltura primitiva e una poco efficiente attività commerciale. Lo stato di abbandono (spopolamento, miseria, epidemie, ecc.) in cui si trovava allora la penisola era veramente preoccupante. Le condizioni dei coloni, sottoposti allo sfruttamento dei nuovi proprietari, erano durissime.
Nel 573 il re longobardo Alboino da poco insediatosi a Pavia, cadde vittima di una congiura ordita dalla moglie Rosmunda, con l’aiuto di Emilchi, scudiero e fratello di latte del re. Secondo la tradizione, Rosmunda si vendicò del marito perche tempo prima questi l’aveva costretta a bere in una coppa ricavata dal teschio di suo padre Cunimondo.
Alla morte di re Alboino venne eletto re Clefi (573-574), duca di Bergamo, ucciso dopo un anno di regno, caratterizzato da violenza e disordine.
Seguì poi un periodo di interregno, prolungatosi per dieci anni (574-584), durante il quale i duchi non vollero mai accordarsi sull’elezione del re e svilupparono sempre più le loro tendenze autonomistiche.
Un periodo di relativo ordine civile venne raggiunto con l’elezione di Autari (584-590), figlio di Clefi. Ci fu anche, da parte dei duchi, una cessione di terre, atta a favorire e rafforzare l’autorità regia, contro un pericolo d’invasione franca.
A questo punto bisogna ricordare Teodolinda, figlia del duca di Baviera, e cattolica di religione, che andò sposa ad Autari ed , alla morte di questi, ebbe come secondo marito Agilulfo, duca di Torino, eletto a sua volta re dei Longobardi (590-604), il quale si propose di estendere il dominio longobardo sui territori bizantini, giungendo a minacciare Roma.
Era allora pontefice Gregorio Magno, il quale convinse Agilulfo a una tregua coi Bizantini, ed esercitò la sua influenza sulla regina Teodolinda. Essa, nel 603, fece battezzare il proprio figlio Adaloaldo, nella chiesa di S.Giovanni in Monza (dove si trova la famosa corona ferrea), secondo il rito cattolico. Il suo esempio provocò la conversione della corte e di tutto il popolo, ariano, al cattolicesimo.
Tutto questo portò indubbiamente a un inizio di civilizzazione dei longobardi e giovò, probabilmente, a rendere migliori le condizioni dei sottomessi italiani.
Dopo Adaloaldo (615-625) e Arioaldo (625-636), abbiamo il regno di Rotari (636-652), duca di Brescia, che segnò un momento notetole nella storia del progresso civile dei longobardi.
Rotari fu un grande re: fece una vigorosa politica estera e sottrasse la Liguria ai Bizantini, estendendo così il dominio longobardo; ma è famoso sopratutto per il suo Editto, promulgato in Pavia (643), che è redatto in latino e, pur accogliendo elementi del costume germanico, si rivela opera di giuristi esperti nelle norme del diritto romano.
Dopo Rotari possiamo ricordare Grimoaldo (663-671), con cui si rafforzò sempre più l’autorità regia e si ottenne una pace durevole con l’Impero d’Oriente, che fu costretto a riconoscere il dominio longobardo.
Col passare del tempo l’influenza della civiltà romana fu sempre più sentita dai longobardi.
S.Gregorio Magno, nato a Roma nel 540, fu eletto pontefice nel 590. Durante il suo pontificato (590-604), egli riuscì ad accrescere la potenza morale e politica della Chiesa, ponendo le basi del potere temporale.
L’opera più importante di Gregorio Magno, fu, come abbiamo visto, la conversione dei Longobardi al cattolicesimo, ma non possiamo mettere in secondo piano il potente impulso da lui dato alla diffusione della religione cattolica presso i Visigoti di Spagna e gli Angli della Britannia, dove venne inviato il monaco Agostino (596).
Sul piano politico fu opera di Gregorio Magno se, nella resistenza ai longobardi, acquistò sempre più importanza la città di Roma, formalmente sotto Bisanzio, ma di fatto autonoma, sotto l’effettiva autorità del pontefice.
Il contrasto tra i cattolici italiani, con a capo il papa Gregorio II, e l’imperatore d’Oriente, Leone III Isaurico, che aveva emanato un editto per l’iconoclastia (distruzione delle immagini sacre), diede occasione a Liutiprando (712-744) di riprendere la tendenza espansionistica longobarda verso il resto della penisola (728).
Egli avanzò nelle provincie bizantine (Esarcato e Pentapoli), e si diresse contro il ducato di Roma, ma il papa Gregorio II riuscì a trattenerlo e lo convinse a cedere “a San Pietro” il castello di Sutri: tutto questo avvenne nel 728; con la donazione di Sutri ebbe inizio di fatto il potere temporale dei papi.
Una nuova offensiva di Liutiprando contro il ducato romano si concluse con una conciliazione col papa Zaccaria, che indusse il re longobardo a deporre le armi, salvando così l’indipendenza di quello che possiamo chiamare il “Patrimonio di S.Pietro”.
Una politica ancora meno riguardosa verso la Chiesa fu quella di Astolfo (749-756), che conquistò l’Esarcato e la Pentapoli e riuscì finalmente ad occupare Ravenna (751). Astolfo giuizantinense fino a minacciare Roma, ma fu costretto a subire, più di una volta, l’offensiva di Pipino il Breve, re dei Franchi, sceso in Italia in soccorso del papa Stefano II, col quale si era accordato nella Dieta di Kiersy. Assediato in Pavia, Astolfo dovette decidersi a consegnare al papato le terre bizantine dell’Esarcato e della Pentapoli, che aveva da poco occupate.
In un primo tempo Desiderio (757-774), ultimo re longobardo, riuscì a rompere l’alleanza tra il papato e i franchi, facendo sposare ai due figli di Pipino, Carlo e Carlomanno, le proprie figlie Desiderata ( o Ermenegalda) e Geberga.
Ma quando Carlo, eletto unico re dei Franchi alla morte di Carlomanno, ripudiò Ermenegarda, Desiderio aperse le ostilità contro i franchi e contro il papa Adriano I (772-795), invadendo i territori pontifici.
Carlo, invocato da Adriano, discese in Italia (773), e vinse gli eserciti longobardi alle Chiuse di Susa, costringendo Desiderio a chiudersi in Pavia, e suo figlio Adelchi in Verona.
L’anno dopo (774) costrinse alla resa entrambe le città: Desiderio venne fatto prigioniero; mentre Adelchi riuscì a fuggire a Costantinopoli.
Ebbe così termine la dominazione longobarda in Italia; di essa sopravvisse soltanto il ducato di Benevento.
Il vecchio ordinamento politico venne sostituito da Carlo, che assunse il titolo di re dei Longobardi, con un governo di conti e marchesi di origine franca.


Alla fine del secolo VIII l’assetto territoriale dell’Italia fu pertanto il seguente:
a) regioni sottoposte al dominio franco, e cioè l”Italia del nord e del centro.
b) stato pontificio, comprendente il ducato romano, l’Umbria col ducato di Spoleto, l’Esarcato e la Pentapoli.
c) ducato longobardo di Benevento.
d) territori bizantini, e cioè la Sicilia e le coste meridionali.
e) Venezia che sta acquistando la sua autonomia.

(citazioni tratte da l’esame di Storia di Carlo Monti – Bignami 1974)